VENDERE LE FOTOGRAFIE - TUTTI FOTOGRAFI









INTERVISTA A STEFANO OPPO
TUTTI FOTOGRAFI  #04/2017









VENDERE LE FOTOGRAFIE: LA FOTOGRAFIA DI STOCK
DI ENZO DAL VERME
FOTO DI STEFANO OPPO








Parlare del mercato della fotografia di stock è un po’ come scoperchiare il vaso di Pandora perché è un mercato complesso, pieno di sfaccettature e le agenzie collaborano tra di loro con un complicato sistema di provvigioni. Le foto di stock sono quelle che si possono selezionare sui cataloghi online, sono immagini pronte da usare ed acquistate principalmente per illustrare articoli o comporre campagne pubblicitarie.
Per il cliente si tratta di un risparmio enorme. Un giornale che voglia pubblicare un articolo sulla timidezza, cercando con le giuste parole chiave in una banca di immagini troverà la foto più adatta a prezzi molto bassi. In questo modo non dovrà pagare un fotografo, i modelli e la produzione per realizzare la foto desiderata. Le agenzie sono moltissime e in continua evoluzione. Ora non vendono solo più foto, alcune propongono anche video. iStock, come altre agenzie, propone anche illustrazioni, immagini vettoriali, icone e sfondi.
Snapwire permette ai clienti di pubblicare le proprie richieste perché i fotografi possano realizzare esattamente la foto che cercano. Solo la foto prescelta verrà pagata.
Il mercato si è anche aperto alle foto scattate con l’iPhone: Shutterstock e Dreamstime hanno dedicato un reparto apposito, Alamy ha creato l’applicazione Stockimo e Foap è specializzata in iPhonograpy.
Anche la varietà delle foto di stock si è notevolmente evoluta negli ultimi anni; oltre alle classiche immagini del dottore con lo stetoscopio al collo, l’operatrice sorridente del call-center con la cuffietta, gli uffici luminosi popolati da impiegati felici e impeccabili, oggi le agenzie di stock propongono molte foto di persone comuni nelle quali il pubblico si identifica più facilmente.
E poi foto di natura, di cucina, di viaggi, di cronaca… Alamy ha un reparto dedicato solo ai fatti di attualità: Livenews. I fotografi che realizzano un servizio su un evento culturale, una manifestazione di protesta o una premiazione sportiva possono caricare velocemente le foto in una sezione dedicata che viene proposta ai clienti più adatti. Per lavorare con Alamy occorre sottoporre delle immagini che vengono valutate principalmente dal punto di vista tecnico. Se si supera la prova si può cominciare a proporre immagini che verranno sempre comunque controllate per essere certi che rispettino gli standard di qualità tecnica richiesti. Per altre agenzie ci sono differenti criteri di ammissione. E di agenzie ce ne sono moltissime!
Per approfondire l’argomento, dato che non ne ho un’esperienza diretta, ho intervistato il mio amico e collega Stefano Oppo, che ha molta esperienza nel settore; lavora da anni nella fotografia di stock il suo racconto di come si sia trasformato questo mercato ci aiuta a capire meglio la situazione odierna e come orientarsi.




Come mai ti sei avvicinato alla foto di stock?
Ho cominciato un po’ per caso negli anni Novanta. Lavoravo già con clienti della pubblicità e avevo deciso di trovarmi un’agenzia che promuovesse il mio lavoro editoriale. Ho fatto qualche telefonata, ottenuto un po’ di appuntamenti e mostrato il mio portfolio in giro. Pochi giorni dopo avevo già un contratto con un’agenzia fotogiornalistica di Milano che mi avrebbe procurato servizi fotografici su commissione per le riviste e venduto i servizi che auto-producevo. In quel periodo le redazioni compravano soprattutto dalle agenzie italiane i servizi redazionali completi, ma quando avevano bisogno di foto singole le cercavano da agenzie estere. I soggetti richiesti delle foto singole erano scene di vita quotidiana adatte ad illustrare degli articoli brevi, per esempio un gruppo di amici che scherza, una coppia che fa jogging in spiaggia, una famiglia felice al parco, un uomo d’affari occupato al telefono… cioè le immagini di “lifestyle”.
A parte le foto di viaggi e di reportage, in quel periodo in Italia non c’era una vera e propria produzione di foto di questo tipo.
L’agenzia con la quale avevo cominciato a lavorare ebbe l’intuizione, prima in Italia, di creare la sua collezione di foto di lifestyle. Proposero a me l’incarico e, dopo avermi fatto fare qualche prova, mi affidarono la produzione di 25 servizi di stock per quell’anno. Il mio lavoro piacque e si rivelò redditizio per l’agenzia, tanto che l’anno seguente mi commissionarono altri 50 servizi.

Oggi lo stock non è più la mia fonte principale di guadagno, ma continuo a produrlo perché costituisce un reddito mensile sicuro e per un libero professionista non è cosa da poco.


Hai provato diverse agenzie / piattaforme per distribuire le tue foto?


Certamente. Dopo qualche anno di gavetta con l’agenzia italiana con la quale avevo cominciato a produrre stock, mi guardai intorno cercando anche fra le agenzie estere. La qualità delle mie immagini piaceva e non feci fatica a trovare nuovi contratti. Cominciai a lavorare per l’olandese Benelux Press, la tedesca Zefa e l’americana Corbis. Mi davano le stesse percentuali (che in quel periodo erano anche del 60% o addirittura del 70% sui servizi prodotti e finanziati da me), ma Zefa anticipava anche i soldi della produzione. Non era cosa da poco! Quando si vuole fare un bel servizio con diversi modelli in una bella location si fa in fretta a spendere parecchio per la produzione. In quegli anni ho imparato moltissimo, era come frequentare una scuola di fotografia, ma facendomi pagare! Spesso dovevo gestire giornate intense di scatti con quattro o cinque modelli, organizzare tutto l’occorrente necessario, chiedere i permessi, coordinare gli spostamenti e il catering, supervisionare il trucco, lo styling, l’uso degli oggetti di scena, gestire gli imprevisti e… avere la certezza di portare a casa un buon lavoro!
Le cose per me migliorarono ancora quando fui contattato da Photonica, una agenzia di Londra che vendeva foto di qualità in tutto il mondo e quindi aveva una grossa rete di distribuzione. Mi davano solo il 40%, ma vendevano una quantità di immagini maggiore e di conseguenza il mio guadagno era più alto.
Con Photonica il livello delle produzioni migliorò ulteriormente perché venivo seguito da un loro art-director che mi aiutava nella preparazione delle giornate di lavoro e veniva espressamente da Londra per affiancarmi durante le riprese. In quel periodo investii parecchi soldi nelle produzioni perché le vendite mi ripagavano bene. In pratica io discutevo un’idea, finanziavo la produzione e dopo circa 8 mesi cominciavano ad arrivare i guadagni.
Dopo qualche anno di intensa collaborazione, Photonica (come la maggior parte delle principali banche immagini mondiali) fu acquisita dalla americana Getty Images e il mio contratto passò a loro. Nel mio nuovo contratto la mia percentuale si abbassò al 30% o anche 20% (a seconda di come venivano vendute le foto) e non potevo più
contare sul supporto di un art-director. Getty è ora la banca immagini più grande al mondo e, anche se per loro non faccio più tante produzioni come prima, ho sempre molte foto nel loro archivio fotografico che continuano ad essere comprate in tutto il mondo.
Nel frattempo, qualche anno fa, sono stato contattato da Imagesource, una giovane agenzia di Londra che produce e distribuisce foto di qualità. Ho deciso di incominciare a collaborare anche con loro perché mi piace il modo in cui lavorano.
Nello stock si può collaborare con diverse agenzie, anche concorrenti. L’importante è non dare ad entrambe le stesse foto, e neanche foto simili, scattate nel corso della stessa produzione.
Con Imagesource c’è un art-director londinese a cui faccio riferimento e che mi aiuta nella organizzazione delle produzioni; a volte viene ad assistermi durante le riprese. L’idea di cosa fotografare spesso parte da me, altre volte sono loro che mi chiedono di realizzare un soggetto specifico.
Essendo in contatto con tanti clienti in tutto il mondo, hanno il polso di quello che è richiesto e quindi di cosa si può vendere bene..
Imagesource vende le foto sul suo portale, ma soprattutto su decine di altre piattaforme, per esempio Masterfile, Agefotostock, o sulla stessa Getty Images. Quando le immagini vengono vendute da un’altra agenzia, Imagesource deve riconoscerle delle royalties, vicine al 50%, e il fotografo percepisce il 20 % del rimanente 50%, per cui pochissimo rispetto a quanto pagato dal cliente. Però, considerati i volumi, vale comunque la pena e i risultati a fine mese si vedono.


Cosa ti ha insegnato il lavoro nella foto di stock?


L’esperienza che ho accumulato in tanti anni di produzioni nelle quali bisogna essere veloci ed efficienti mi è servita ad esserlo anche con gli altri clienti, quelli della moda e della pubblicità. Ho imparato ad essere estremamente versatile e ad affrontare agilmente gli imprevisti.
Quando scatti una produzione di stock, le possibilità di vendita aumentano se le foto includono tante situazioni diverse. Dunque occorre essere sempre vigili e questa è un’abitudine che si acquisisce poco a poco, e rimane. Ho anche imparato a dirigere gruppi di modelli in lunghe giornate di scatto e quando mi capita una modella scorbutica (o una truccatrice lenta) devo trovare il modo di fare funzionare tutto alla perfezione lo stesso.
Poi c’è tutta la parte organizzativa, che a volte è davvero complessa. Occorre sapere fare un budget adeguato e rispettarlo, prevedere una serie di variabili, trovare la troupe giusta e organizzare tutto, dai trasporti… agli effetti speciali!
Quando dei giovani fotografi mi chiedono consigli, sono sempre stupito di come concentrino tutta la loro attenzione solo sulla creazione dell’immagine, dimenticando completamente la parte produttiva. Ma questa è una parte fondamentale! Dal momento che me lo hanno chiesto, ho anche incominciato ad insegnare in workshop di produzione nei quali guido gli studenti nella realizzazione di un loro servizio per la vendita in modo che siano in grado, in futuro, di organizzarne altri in autonomia. Mi è capitato di presentare i miei studenti migliori ad Imagesource ed è un piacere vederli crescere professionalmente.

Da quando hai cominciato fino ad oggi, cosa è cambiato?

Il mercato dello stock è cambiato moltissimo negli anni. La cosa più evidente è che si sono abbassati i guadagni dei fotografi, per diversi motivi:
• E’ aumentato enormemente il numero dei fotografi sulla piazza e le agenzie si sono potute permettere di abbassare le royalties dal 60% degli anni Novanta al 40% se non addirittura al 20% di oggi. L’offerta è così grande che non rischiano di rimanere senza fotografi.
• E’ nato il micro-stock che con le sue tariffe ha abbattuto i prezzi di mercato.
• Ultimamente le foto di stock si sono differenziate in Rights Managed (RM) e Royalty free (RF): nelle prime il prezzo viene calcolato in base al tipo di utilizzo che ne farà il cliente, nelle seconde il prezzo è fisso e viene calcolato in base alla dimensione del file, che va dai 500 KB per l’utilizzo sul web ai 50 MB della stampa sui cartelloni.

Che differenza c’è tra lo stock e il microstock?

Le agenzie di micro-stock sono nate negli ultimi anni e vendono foto per pochi soldi. Inizialmente il livello di qualità delle loro immagini era molto basso perché i loro archivi erano alimentati soprattutto da fotoamatori; questi, facendo un altro lavoro, non avevano bisogno di guadagnare e non aspettavano altro che vedere le proprie foto pubblicate da qualche parte. Ora il livello è salito e molte agenzie di micro-stock hanno delle belle foto, ma continuano a venderle a prezzi bassi. Solitamente propongono ai clienti dei contratti mensili o annuali che permettono di scaricare un grande numero d’immagini a tariffe ridotte. Con queste agenzie i fotografi guadagnano anche solo pochi centesimi per ogni foto venduta. Si guadagna sulla quantità,
ma… non è detto che le foto vendano necessariamente tanto!
Per un fotografo alle prime armi che non ha necessità di guadagni immediati, le agenzie di micro-stock sono un modo abbastanza accessibile per farsi un po’ le ossa. In generale, l’ascesa del mercato di microstock ha comportato il crollo dei prezzi delle foto di stock, letteralmente un disastro per i fotografi del settore.

Puoi spiegarci qual è il tipo di foto che va bene per lo stock?


Ci sono le foto con un taglio editoriale che rappresentano situazioni di vita quotidiana, come una ragazza che beve una spremuta d’arancia in cucina, due fidanzati che si scattano un selfie, un barman che versa da bere...
Poi ci sono le foto più simboliche che possono essere usate per piccole pubblicità, ad esempio la palla che va in goal, lo scalatore che raggiunge la vetta, due mani che si stringono, e così via. Per avere successo nello stock occorre riuscire ad immaginare il punto di vista dell’acquirente. Le foto non devono essere
solo accattivanti, ma anche avere un significato che le renda interessanti per il mercato pubblicitario o editoriale. Le grandi agenzie di stock informano i propri fotografi sui generi di immagini più richiesti. Imagesource organizza degli incontri in varie città in Europa più volte l’anno, Getty Images ha un’area del suo sito alla quale chiunque può accedere per aggiornarsi sulle ultime tendenze http://stories.gettyimages.com/getty-images-2017-visual-trends/

Quali sono le tue 10 regole per avere successo nel mercato dello stock?

1. Informati bene se c’è richiesta del tipo di foto che ti piacerebbe realizzare.
2. Trova ispirazione andando a vedere le foto nei siti di stock importanti.
3. Fotografa sia uomini che donne (raddoppierai le potenzialità di vendita).
4. Prepara delle situazioni con molte variabili: una ragazza seduta al bar può telefonare, bere il caffe, bere degli alcolici, ridere, piangere eccetera...
5. Fai cambiare d’abito più volte i tuoi modelli ed evita di usare vestiti che potrebbero andare presto fuori moda e rendere vecchia la foto. Porta anche molti oggetti di scena.
6. Scatta la stessa foto in orizzontale e in verticale.
7. Scegli un bravo truccatore e un bravo stylist; ti aiuteranno a risparmiare tempo e a curare i dettagli delle immagini.
8. Lascia sempre dello spazio vuoto nelle foto; i grafici potrebbero volere inserire dei testi.
9. Se una delle tue foto vende tanto un motivo ci sarà; dopo un po’ di tempo scatta una nuova versione in chiave più attuale.
10. Sii costante e scatta spesso; fotografare per lo stock è anche un’opportunità per sperimentare cose nuove: più si scatta più si diventa bravi.



Per chi non ha mai fatto foto di stock e volesse cominciare, cosa consigli?


L’unico modo per iniziare è contattare una agenzia di stock e proporre le proprie foto.
Attenzione ad essere certi di presentare del materiale d’impatto; ci sono già tanti bravi fotografi e per essere presi in considerazione bisogna offrire delle immagini di qualità. All’inizio è più facile entrare in una agenzia di micro-stock, ma i guadagni sono così bassi che se si vuol vivere di fotografia sono da considerare solo come trampolino di lancio. Difficilmente un portale di stock accetterà, da un fotografo che si presenta per la prima volta, delle foto singole slegate fra loro. La cosa migliore è presentarsi con una produzione realizzata ad hoc. Chi viene accettato dovrà poi fare altre produzioni e i risultati in genere arrivano a distanza di un annetto, dopo avere fatto almeno tre o quattro servizi. Quando le inserite sul sito dell’agenzia, le vostre foto non vengono subito messe in vendita; a volte passa un mese prima che vengano visionate ed approvate. E poi ci sono altre trafile.
Se puntate ad un guadagno immediato questa strada non fa per voi. Se, invece, potete permettervi di investire in questo settore ricordate che i guadagni della foto di stock hanno l’andamento di un volano: partono lentamente, ma poi prendono velocità e non si fermano.

Enzo Dal Verme

Foto di Stefano Oppo



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